1 Ottobre 2016
INTOLLERANZE ALIMENTARI Antonio Basile|
Le intolleranze alimentari fanno parte di quel gruppo di disturbi definiti come reazioni avverse al cibo. Sono ben differenti dalle allergie alimentari anche se la sintomatologia è abbastanza sovrapponibile.
La differenza sostanziale risiede nel fatto che mentre le allergie alimentari sono meccanismi mediati dal sistema immunitario in risposta all’assunzione di una specifica sostanza contenuta nello specifico alimento, le intolleranze rappresentano tutti quei disturbi non mediati da meccanismi immunologici e che rilevano una ipersensibilità ad una o più sostanze chimiche contenute nei cibi.
Esistono differenti tipologie di intolleranze alimentari. Quelle di tipo enzimatico sono causate dalla incapacità per difetti congeniti di metabolizzare alcune delle sostanze presenti negli alimenti. Sono intolleranza enzimatiche, per esempio, quella al lattosio, sostanza contenuta nel latte, ed il favismo. Esistono, poi, le intolleranze farmacologiche, chiamate così perché si manifestano in soggetti che mostrano una reattività maggiore per alcune molecole presenti negli alimenti (istamina, caffeina, alcool etilico, ecc.).
Infine, esiste l’intolleranza verso additivi alimentari: coloranti, conservanti, antiossidanti, correttori di acidità, emulsionanti, stabilizzanti, ecc. (solfiti, nitrato di sodio, glutammato di sodio, aspartame per citare alcuni esempi). Questa classe di intolleranze in realtà si colloca a cavallo tra le intolleranze vere e proprie a le allergie, dal momento che esse possono generare reazioni mediate e non dal sistema immunologico.
Sintomatologia
La sintomatologia associata alle intolleranze è solitamente scatenata entro pochi minuti dall’assunzione anche di piccole quantità dell’alimento responsabile ed è molto variabile. Essa è, comunque, sempre legata alla quantità di alimento assunto e a lungo termine si manifesta con un fenomeno di accumulo della sostanza non tollerata. In linea di massima si rilevano sintomi che interessano prevalentemente il tratto gastro-intestinale, respiratorio e dermatologico: dolori addominali, diarrea, vomito, emicranie, asma e orticaria i più comuni. È bene ricordarsi che la tipologia e la severità dei sintomi dipende sempre dalla dose di sostanza, e quindi di alimento, assunto. In alcuni casi la sintomatologia legata alle intolleranze alimentari può diventare cronica.
Diagnosi
La diagnosi delle intolleranze è piuttosto complessa proprio a causa della sintomatologia molto variabile.
Un modo per diagnosticare una intolleranza alimentare è la cosiddetta dieta di eliminazione. Si procede, cioè, eliminando dalla dieta l’alimento (o il gruppo alimentare) che si ritiene possa innescare l’intolleranza per un periodo di 2-4 settimane e, successivamente, lo si reintroduce gradualmente per altre 2-4 settimane. Se eliminando l’alimento (o gruppo alimentare) i sintomi spariscono e reintroducendolo i sintomi ricompaiono allora quell’alimento (o gruppo alimentare) è il responsabile dell’intolleranza.
Un’indagine diagnostica molto diffusa prevede l’impiego di test citotossici non convenzionali, che presentano però una variabilità di risposta. Questi test vengono condotti su pannelli di alimenti (da 60 o 120) o su una serie di additivi alimentari, mediante un semplice prelievo ematico.
Recentemente, inoltre, come verificato da numerosi studi scientifici, è stato dimostrato che il dosaggio delle immunoglobuline di tipo 4 (IgG4) specifiche risulta essere molto più attendibile nelle diagnosi di intolleranza alimentare. A tale scopo sono stati introdotti dei test specifici eseguibili mediante un rapido prelievo venoso su un pannello da 40 alimenti o su uno da 110.
In ogni caso al test per le intolleranze alimentari deve sempre seguire una visita specialistica presso un allergologo.
Intolleranza al lattosio
L’intolleranza al lattosio è l’incapacità dell’intestino di scindere appunto il lattosio (uno zucchero complesso) in 2 zuccheri semplici: glucosio e galattosio. Questa incapacità è dovuta alla mancanza totale o parziale di un enzima specifico (lattamasi) che è situato sulla superficie delle cellule che rivestono l’intestino. Se non viene digerito, il lattosio che rimane nel lume intestinale viene fermentato dalla flora batterica intestinale causando produzione di gas. I sintomi più comuni sono: dolori addominali di tipo crampiforme, meteorismo, diarrea ed in casi estremi anche perdita di peso e malnutrizione. La gravità della sintomatologia dipende dalla quantità di lattosio che ogni individuo non riesce a metabolizzare e quindi tollerare. Il test che permette la diagnosi è il breath test al lattosio. Esso consiste nel far soffiare il paziente dentro un palloncino prima e dopo aver bevuto una bevanda contenente lattosio. Il respiro raccolto viene analizzato per il contenuto di idrogeno proveniente dalla fermentazione del lattosio non digerito e che rimane nel lume intestinale.
Per informazioni: info@analisibasile.it e 0883.887965.
Fonti
- salute.gov.it
- eaaci.org
- aaaai.org
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